L'intelligenza artificiale per l’abbattimento delle barriere linguistiche.
La scienza, ma anche l’arte, la cultura stessa non esisterebbero senza una buona comunicazione. L’Italia non è sicuramente il Paese in cui lo studio delle lingue straniere sia fra i più diffusi e avanzati: tuttavia, persino chi fra noi ha maggiore dimestichezza almeno degli idiomi più diffusi, difficilmente si sente del tutto a proprio agio quando parla con interlocutori stranieri specie se provenienti da molti Paesi diversi.
E questo nonostante la conoscenza più o meno avanzata di una lingua internazionale, l’inglese oggi, il francese molti decenni fa. Il “rischio Babele” è sempre in agguato. Non per una maledizione divina come racconta la tradizione ma, soprattutto, quando le sfumature linguistiche fanno la differenza e ci tolgono la certezza di avere compreso tutto quello che avremmo voluto.
Ma come si permette questa rivista ancora in fasce di inventarsi il linguaggio universale che non è riuscito a tanti molto più esperti? Semplice, con la collaborazione di grandi esperti nel settore delle traduzioni, UGHJ è diventata un punto di incontro fra le culture di tutto il mondo, e ora saremo scientemente sfacciati nel pensare (affermare, solo quando sarete d’accordo anche tutti voi) che il nostro sistema avanzato di traduzione tecno-linguistica permetterà di avere rapporti più ravvicinati con chi lavora con noi, con chi pensa di costruire un futuro che la lingua comune renderà più vicino.
E, permettete un sogno, anche più comprensibile, più pacifico, più amichevole.
Gian Stefano Spoto, Direttore di UGHJ